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Le caratteristiche dei Wedges

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Dopo il precedente articolo dedicato ai grip continua la rubrica ” I Consigli dell’esperto “. Qui l’esperto Giuseppe Guttuso affronta un argomento molto importante per tutti i giocatori di golf : il ferro wedge, le sue caratteristiche e le funzionalità connesse.

Quando si parla di wedge entrano in gioco una serie di caratteristiche che li differenziano in una miriade di tipi diversi; fino a quando si dice ” loft ” o ” suola ” sappiamo tutti di cosa si tratta ma quando si comincia a parlare di bounce, camber o grind non tutti hanno le idee chiare. Di seguito vediamo quindi di spiegare il significato di questo termini e scoprirne le funzioni.

L’importanza del Bounce

Il bounce è l’angolo che forma la suola del bastone rispetto al terreno tenendo il bastone in posizione di tiro e consente al bastone di “planare” nella zolla o nella sabbia, evitando che scavi troppo nel terreno consentendo così di fare colpi migliori con una ampia varietà di condizioni del terreno.

Bounce Effettivo : il Bounce effettivo, indicato per esempio in tutti i wedge Titleist, sta ad indicare il comportamento del bastone tenendo conto di più fattori come l’angolo di bounce, la larghezza della suola, la parte di suola fresata (Grind) e il Camber.

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Golf : evoluzione dei ferri e legni.

Gli esperti sono concordi nel dire che all’inizio, quando il gioco era qualcosa di non ben definito ed era lasciato all’inventiva dei singoli , le mazze ( o “ stecche di legno “ nel caso olandese) fossero non ancora standardizzate e la loro realizzazione fosse riferita perlopiù alla abilità manuale e alla fantasia dei singoli giocatori che le ricavavano dal legno. Successivamente, grazie all’intervento di qualche volonteroso artigiano, la costruzione delle mazze da golf fu più “professionale” ; infatti una delle prime testimonianze che le cose stavano andando in quella direzione la si desume da un famoso documento che è l’ordine fatto in questo senso ad un “ archettaio” dell’epoca da parte di Giacomo IV re di Scozia e risalente intorno al 1500. E’ certo che i manufatti realizzati furono decisamente di gradimento del sovrano , che già praticava con impegno questo sport, tanto che lo stesso concesse a fine lavoro all’artigiano che si prodigò  ( William Mayne ) di fregiarsi del titolo di Royal Club Maker “ . Le serie di “ longnoses ” realizzate all’epoca prevedevano già differenziazioni nella forma e nella lunghezza in funzione del tipo di colpo necessario  : i “ fairway club “ o “ grassed drivers “ per il gioco di medio raggio su fairway o rough, gli “ spoons ” per tiri brevi di approccio alla buca , i “ niblicks ” e i put definiti con “ cleek “. Tutti costruiti interamente in legno con shaft di frassino o nocciola e le teste ricavate invece da legni più duri come meli, agrifogli o faggi.

Le mazze da golf continuarono per moltissimi anni ad essere realizzate esclusivamente tutte in legno ( testa e shaft ) da artigiani specializzati in questa tecnica nonostante che già nel 1618 , con l’introduzione delle palline da golf “piuma” ( così chiamate perché l’esterno di pelle era riempito con le piume dei pennuti ) , fosse già conosciuta la lavorazione del ferro. In quelle condizioni di gioco ovviamente le rotture ed il degrado delle teste e degli shaft erano frequenti e tali da far lievitare notevolmente i costi di gestione di quello sport primordiale; motivo quest’ultimo che contribuì in modo significativo a restringere la diffusione del golf tra le classi dei più benestanti. Continua a leggere