Se considerate un ‘ percorso di 18 buche‘ su un campo da golf ( della durata di circa 4 ore) alla stregua di un “ percorso di vita “ allora la bellezza ed il fascino di questo sport vi conquisteranno. Ogni giocatore vive infatti, durante il proprio giro di campo, momenti di difficoltà e sofferenza alternati a quelli di soddisfazione o addirittura di esaltazione ( meno questi ultimi rispetto ai primi nel caso di chi scrive ) che dipendono esclusivamente dalle prestazioni fornite: buca dopo buca, colpo dopo colpo ! La strategia e la tattica, declinate in funzione delle proprie possibilità , nonché una realistica valutazione degli obbiettivi a cui tendere, sono la base indispensabile ad ogni giocatore per affrontare adeguatamente le 18 buche, per tentare – in tal modo – di non trasformare la prestazione in una via crucis.
E, proprio come nella vita, ogni golfista dovrà attuare la sua personale sfida con il campo facendo ricorso a tutta la tecnica di cui dispone accompagnata inevitabilmente dai suggerimenti imposti dal proprio carattere; quest’ultimo aspetto infatti, quello del carattere per intenderci, risulta essere – a mio modo di vedere – un elemento determinante che concorre alla qualità del gioco e quindi del risultato finale. Sarebbe però superficiale non attribuire anche allo stato mentale e fisico l’andamento delle proprie prestazioni; è dimostrato con certezza che le preoccupazioni e le difficoltà , anche se dovute ad agenti estranei e non legati al momento , influenzano negativamente il livello di concentrazione di ognuno e quindi la possibilità di realizzare le giuste scelte che ogni colpo richiede : direzione, tipo di ferro o legno, etc.
Certo è che l’aspetto caratteriale in questo sport, forse più che in altri, si manifesta in modo limpido; ne è una prova il fatto che in oltre un decennio speso su molti campi giocando con una “ fauna “ eterogenea ho sempre avuto, ed in modo continuativo, conferme che non hanno mai smentito queste mia osservazioni. Addirittura talvolta e per alcuni giocatori ciò si è manifestato sin dalle prime buche confermando così – in modo inequivocabile – l’appartenenza dell’interessato alle aggettivazioni caratteriali più utilizzate comunemente per definire una persona : intraprendente, riflessivo, introverso, impulsivo, ottimista, generoso, bugiardo, corretto o scorretto, e così via.
Risulta pertanto evidente come la ” condotta di gioco ” tenuta durante la fase di gioco sia una conseguenza del carattere di ogni giocatore , e ciò è maggiormente vero se si considera il fatto che nel gioco del golf viene interamente demandata ad ogni giocatore la responsabilità di attenersi alle Regole ed all’Etichetta che governano e “suggeriscono” i comportamenti da tenere in campo nel rispetto delle tradizioni che da secoli hanno reso unico questo bellissimo sport e ne hanno determinato lo spirito ( ” The Spirit of the Game ” ). Sappiamo , per esperienze vissute , che i comportamenti tenuti in campo durante una gara tra amateurs non sempre sono sono allineati allo Spirit of the Game che caratterizza il golf , ma addirittura sono talvolta ” incredibili ” per quanto assurdi e contrari al buon gioco del golf. Sarebbe interessante raccogliere le testimonianze dei fatti “incredibili” registrati da ogni giocatore durante la propria permanenza in campo e che possano essere testimoniati con certezza … chissà che racconti !
————————————————————-