Agli amici golfisti e non che “frequentano questo Blog” vorrei proporre questo interessante articolo di un esperto di marketing del settore quale è Fabio Bensaja. Si tratta di riflessioni e considerazioni sull’andamento del golf e di come ciò sia fortemente condizionato dalle scelte di marketing fatte a monte. Buona lettura.
Godiamoci la vista di questo splendido uomo che, grazie alla magistrale campagna pubblicitaria della Nike, è riuscito a fare conoscere il nostro sport a ben 8 milioni di giocatori (10% in più rispetto a prima del suo arrivo) prima che finisse in pasto alle cronache rosa per poi avviare quel processo di inevitabile declino di un intero circo che solo in pochi avevano previsto; declino che non è solo da imputarsi alla sola crisi economica che sta investendo la maggior parte dei paesi ricchi.
Tiger Woods, grazie al quale il numero di giocatori ha raggiunto il suo picco storicamente più alto, è stato l’emblema della bellezza e della apertura mentale del golf; un uomo nero che gioca a golf e che, più forte di qualsiasi bianco, incassa tanto da diventare lo sportivo più ricco al mondo. La Nike aveva puntato sulla macchina perfetta, quella che andava bene a tutti, a lui in primis, ma soprattutto a coloro che evitavano il golf perché lo credevano un gioco frequentato da snob razzisti, mai nulla di più falso e Tiger lo dimostrava ogni giorno.
E adesso che Woods per i non golfisti è ricordato più per la collezione di “fidanzate” e per la moglie che lo ha malmenato, chi sarà il prossimo a tirare di nuovo su questo sport? Inbee Park ed il (finto) tifo scatenato durante l’ultima olimpiade è il segno che il golf, per come lo conosciamo noi (non noi Italiani che ancora siamo troppo indietro per accorgercene), ha necessità di qualcosa di nuovo.
Ormai è evidente la battuta di arresto conseguente agli avvenimenti derivati dallo scandalo sessuale del 2009 che hanno fatto fuori Tiger, l’eroe del golf che, ribadisco, ha stupito tutto il pubblico per essere prima di tutto nero e poi per essere il primo a rendere familiare uno sport prima considerato per la élite, grazie anche ad una sponsorizzazione fantasmagorica della Nike che ha reso a tutti ciò che prima era solo per gli appassionati, la Nike che ha reso personaggio mediatico un golfista che aveva poi in fondo poco da dire, a differenza dei grandi che lo hanno preceduto, che erano veramente dei grandi uomini.
Tiger ha dimostrato gli aspetti più belli e sorridenti del gioco e a nulla sono serviti i pantaloni colorati o le chiome tinte dei successori; Tiger è Tiger e un fenomeno mediatico così non si può ripetere e il 2009 è evidente che abbia segnato l’inizio di una svolta in negativo per lo sport che appassiona oltre 80milioni di esseri umani.
Negli ultimi anni il calo di giri negli USA è stato del 20% e anche in Europa, negli ultimi tre anni, si vedono numeri con il segno meno nonostante goffi tentativi di rilanciare gli impianti con il footgolf ed esperimenti simili; del resto, chi mai si sognerebbe di investire dei soldi in un dispendioso impianto di golf per usarlo come un semplice campetto di calcio…
È evidente che qualcuno abbia sbagliato e che tutte le speculazioni fatte da sponsor e imprenditori stiano esaurendo i loro effetti; manca la verve, serve un qualcosa che trascini e sia trainante per il mercato golfistico ed è evidente che i cloni mal riusciti di Tiger non riusciranno a dare alcun esito.
Ancora un ulteriore tentativo di spremere sempre lo stesso limone è stato dato dalla vittoria di Inbee Park, emerita sconosciuta per i più, ma questa volta donna e con gli occhi a mandorla, favoloso per i pubblicitari privi di idee e di iniziative che, non trovando un altro uomo come Tiger, preferiscono questa volta una donna gialla. Purtroppo gli esperti di sondaggi e comunicazione Americani hanno la brutta abitudine di ripetersi in tutto, basti guardare Obama (abbronzato), che secondo i comunicatori del suo partito dovrebbe essere sostituito da una donna…
Torniamo al golf; adesso, dopo avere commentato i pantaloni fantasiosi, leggeremo prossimamente le storie del golf femminile mediorientale? I grandi marchi ci stanno abbandonando ed è certo che proprio la Nike ed altri marchi stiano tirando i remi in barca riguardo le nuove produzioni.
L’aspetto pubblicitario da parte dei media (controllati inevitabilmente dagli sponsor) è evidente dal silenzio per l’hole in one del primo giorno di Olimpiade, evento che, se è stato quotato dai bookmakers Inglesi, avrà prodotto qualche nuovo miliardario considerato che le probabilità che ciò potesse verificarsi nel primo giorno di una Olimpiade di golf così tanto attesa era forse pari alla probabilità di trovare l’acqua su Marte: è evidente che i giocatori attuali non riescano a fare notizia, non abbiano né lo spessore dei grandi degli ultimi 50 anni (che aimé ci stanno lasciando per miglior vita) né una copertura mediatica come quella offerta dalla Nike al suo pupillo.
Purtroppo i nuovi campioni non hanno nemmeno l’1% di fascino rispetto ai loro predecessori e forse è per questo che gli esperti di media stanno cercando di smuovere il mercato utilizzando il mercato femminile che però non considera che questo è uno sport giocato statisticamente per 3/4 da uomini.
Ricordo quando la Porsche pubblicizzava le attività sportive della sua “piccola” prevalentemente con gare amatoriali femminili… fu il crollo assoluto di vendite per quel modello. Si ripete?
Nel 2030, continuando di questo passo, è previsto che si perderà oltre il 30% di giocatori di golf a causa delle difficoltà che ci sono per iniziare a giocare, a causa del tempo necessario a giocarlo e a causa dei costi che in alcuni Paesi sono un vero e proprio ostacolo per chi vuole provare a giocare; probabilmente il calo sarà maggiore proprio per mancanza di personaggi in grado di essere trainanti.
Probabilmente mi sbaglio ed il futuro sarà donna ed è quindi giusto puntare su di loro per una rinascita? “Campi di golf di pilu” come potrebbe promettere il cabarettista Antonio Albanese? mi aspetto di vedere se almeno questa volta ho visto male e mi ritiro nelle mie stanze in attesa di vedere fra 15 anni i miei percorsi preferiti ricchi di donne felici, gialle, bianche, nere e rosse.
Comunque vada, nell’attesa di scoprire il futuro, mi spiace di avere visto forse la Ryder Cup più anonima della storia moderna.
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