Racconti di Golf . Una selezione di racconti segnalati dai nostri amici , trovati sulla rete od inviatici al nostro indirizzo mail ( ilmiogiocodelgolf@libero.it ) che pubblichiamo con la speranza di regalare un momento di ” relax letterario ” a chi ci segue.
C’è il momento giusto per ogni cosa. Non un attimo prima, non un attimo dopo. C’è un solo momento giusto, uno solo. Quando arrivò sul tee dell’ultima buca, per M. non era il momento giusto, ma questo non poteva saperlo.

Come aveva fatto per 17 volte quel giorno, si avvicinò ai battitori, fissò il lungo fairway, scelse il punto esatto e piantò il tee nell’erba. Ci mise su la pallina, si spostò dietro e con il drive in mano fissò per qualche altro secondo il fairway. Fece un lungo respiro: era il suo modo di entrare in sintonia con il percorso. Stavolta, però, non riuscì ad astrarsi : per lui, di solito, era facile.
I quattro titoli di fila vinti gli avevano dato una consapevolezza d’acciaio. Non sbagliava uno swing da anni. Doveva farlo un altro paio di volte e i titoli sarebbero diventati cinque, ma quello per M. non era il momento giusto. Mentre provava a vincere il quinto titolo di fila, un uomo più vecchio di trent’anni, dall’altra parte del pianeta, si stava sforzando di non uscire di scena con caparbietà. Questo pensiero finì con l’insinuarsi nella testa e nello swing di M.. Il lungo drive partì dritto e teso, poi, all’improvviso, decise di voltargli le spalle. Dopo aver sorvolato un ulivo, rimbalzò a 220 metri, nel rough che correva lungo il percorso, a destra, troppo a destra.
Dall’altra parte del pianeta, in una sala operatoria, un chirurgo con il camice bianco , mascherina ed intento ad operare , scuoteva la testa. No, quello non sembrava proprio il momento giusto. Fuori, un’anziana signora aveva gli occhi piantati sulla Tv. Stava guardando M. giocare a golf, come aveva fatto centinaia di volte. Stavolta, però, era diverso. Dopo il drive della 17 la telecamera fece un primo piano stretto del campione in carica. Gli occhi, i suoi occhi. L’anziana signora sentì un brivido.
Quando arrivò sulla pallina M. aveva già in mano il sand wedge. Doveva venire fuori dal rough, ma non poteva perdere un colpo. Doveva chiudere con un par se voleva confermarsi campione. Aveva due opzioni: sfidare il green, oppure puntare su un’uscita sicura, per poi giocarsi la buca con il colpo successivo. Una decisione come tante prese nel corso della sua carriera. Non aveva mai sbagliato: il suo vecchio caddie sapeva come dargli sicurezza. Stavolta, però, era solo. Il caddie non poteva aiutarlo.
Quando il chirurgo uscì dalla sala operatoria aveva la sentenza scritta sul volto. M. fece la sua scelta. Partì il colpo. La pallina schizzò fuori dall’erba e sparì. La decisione era quella sbagliata. Non avrebbe vinto il quinto titolo di fila. Non senza il suo caddie.
( Mario Bencivinni )