Bubba Watson ha vinto l’importante tappa del Genesis Open a calendario del PGA Tour dal 15 al 18 Febbraio sul percorso del Riviera Country Club di Pacific Palisades ( Los Angeles, California ) , un par 71 con difficoltà incredibili offerte ai giocatori sia dal tracciato del campo che dai green la cui ‘ lettura ‘ era pressoché impossibile. Ha realizzato il punteggio da primato di 272 colpi nei 4 giri (68 70 65 69, -12) giocando in modo perfetto e secondo il suo standard migliore. Ho seguito a tratti le giornate precedenti ma ho invece gustato per intero la giornata finale in quanto trasmessa da Sky. Il percorso ha impegnato i campioni con colpi che per un appassionato di golf possono solo suscitare entusiasmo ed ammirazione, così come gli aspetti umani dei grandi giocatori in campo che , particolarmente in gare così impegnative, vengono posti in grande evidenza. Una conferma a ciò la si è avuta dall’improvviso pianto di Bubba Watson quando, dopo aver fatto l’ultimo path con il quale si è aggiudicato il trofeo, ha abbracciato il proprio caddie e si è lasciato andare alle lacrime in modo irrefrenabile. I motivi di tale comportamento , secondo il parere degli esperti che hanno commentato la prestazione, sono due : il primo – facile ed intuibile – nasce dal fatto che il 39enne giocatore di Bagdad (Florida) aveva accumulato una tensione altissima per tutti i 4 giorni di una gara giocata con una concentrazione unica contro grandissimi campioni, mentre il secondo ( per me più significativo del precedente ) è stato quello di essere uscito da un tunnel imboccato alcuni anni fa e che lo aveva portato ad essere quasi dimenticato dal mondo dei grandi professionisti di golf. Infatti dal 2014 Bubba non aveva più vinto alcuna gara di rilievo ed era caduto in una depressione che gli aveva fatto valutare seriamente – per sua stessa ammissione – la possibilità di smetterla con il golf ed ‘ appendere ‘ le scarpe al chiodo; e tutto ciò nonostante un palmares invidiabile : due Masters ( 2012 e 2014 ), le partecipazioni con la squadra statunitense alla Ryder cup nel 2010, 2012 e 2014, e non ultimo la conquista di ben 10 titoli nel PGA Tour. Continua a leggere
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Jason Day : un anno sempre al top !
Proprio così, il 2016 è stato un anno eccezionale per Jason Day, il ventinovenne campione di golf australiano originario di Beaudesert, Queensland. E’ stato infatti, ininterrottamente per ben 44 settimane, il numero 1 del ranking mondiale di golf ed al giro di boa del nuovo anno domina ancora la classifica con una media di 10,91 punti, distanziando così di oltre un punto il secondo classificato che risulta essere quel “marziano” di Rory McIlroy. La performance di Jason Day è straordinaria
sopratutto se si considera che è approdato al golf professionistico nel 2006 dopo aver vinto l’anno precedente, appena diciasettenne, la “Green Jacket” al NEC Master of Amateurs sbaragliando gli 84 amateurs partecipanti con alcuni dei nomi più noti del golf mondiale. Day vinse poi il suo primo ‘ Nationwide Tour event’ l’anno successivo (2007 ) al Legend Financial Group Classic che si giocava allo Stonewater Golf Course di Highland Heights, Ohio (USA); nel 2010 ottenne un altro successo importante : la vittoria del HP Byron Nelson Championship tenuto al Seasons Resort and Club Dallas di Las Colinas in Irving, Texas (USA). Da rimarcare che quest’ultima vittoria lo pose in evidenza come il più giovane australiano che si aggiudicava la prestigiosa tappa del PGA Tour. Continua a leggere
