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Superman, il golf italiano oggi e la Ryder cup

Fabio Bensaja

L’amico golfista di FB Fabio Bensaja pubblica alcune sue interessanti riflessioni sullo stato di salute “reale” del golf in Italia : vizi e virtù (pochissime queste ultime) sottolineate con capacità e serietà e che appartengono alle persone che governano e praticano questo meraviglioso sport nel nostro paese. Anche se l’analisi è piuttosto impietosa e talvolta un po’ troppo pessimistica la trovo utile e stimolante; voglio quindi condividere le sue osservazioni che ritengo peraltro altresì calzanti alla nostra società nel suo insieme.  A proposito dell’italianità segnalata dall’autore ho sempre pensato che “ italiani si nasce… ma italiani doc si diventa ! “. Un grazie a Fabio e di seguito articolo.

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L’Italia della Ryder Cup si presenta con meno di 30.000 giocatori amatoriali che partecipano ad almeno 4 gare l’anno, una situazione di impianti per lo più drammaticamente in mano a chi non ha idea concreta di cosa vogliano significare la parole golf e turismo e, dulcis in fundo, una categoria di Tecnici quali Direttori, Greenkeepers e Maestri sempre più costretta a tollerare politiche allucinanti imposte da chi governa gli impianti senza alcuna competenza e capacità. Mi auguro sinceramente che questa batosta, che dimostra un golf con numeri inferiori rispetto perfino alla Federazione Badminton e la Federazione delle Bocce, possa risvegliare le coscienze di chi sta perpetrando questo male assoluto nel golf Italiano ormai da troppi anni e che allontana chi veramente sa fare e può fare in questo settore.

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Tiger i suoi eredi ed il golf.

Agli amici golfisti e non che “frequentano questo Blog” vorrei proporre questo interessante articolo di un esperto di marketing del settore quale è  Fabio Bensaja.  Si tratta di riflessioni e considerazioni sull’andamento del golf  e di come ciò sia fortemente condizionato dalle scelte di marketing fatte a monte. Buona lettura.


14462796_10210710088338721_8512584203384206745_nGodiamoci la vista di questo splendido uomo che, grazie alla magistrale campagna pubblicitaria della Nike, è riuscito a fare conoscere il nostro sport a ben 8 milioni di giocatori (10% in più rispetto a prima del suo arrivo) prima che finisse in pasto alle cronache rosa per poi avviare quel processo di inevitabile declino di un intero circo che solo in pochi avevano previsto; declino che non è solo da imputarsi alla sola crisi economica che sta investendo la maggior parte dei paesi ricchi.

Tiger Woods, grazie al quale il numero di giocatori ha raggiunto il suo picco storicamente più alto, è stato l’emblema della bellezza e della apertura mentale del golf; un uomo nero che gioca a golf e che, più forte di qualsiasi bianco, incassa tanto da diventare lo sportivo più ricco al mondo. La Nike aveva puntato sulla macchina perfetta, quella che andava bene a tutti, a lui in primis, ma soprattutto a coloro che evitavano il golf perché lo credevano un gioco frequentato da snob razzisti, mai nulla di più falso e Tiger lo dimostrava ogni giorno.

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